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Le immagini allo specchio

Siamo a Leopoli, nel 1921. Nessuno ha sentito parlare di glasnost, e il muro di Berlino non è stato ancora nemmeno costruito. Intanto, nasce Stanislaw Lem. Polacco a tutti gli effetti, e per di più laureato in medicina, questo scrittore è percepito, per la sua stessa origine, come una presenza imbarazzante. In anni in cui la fantascienza è quasi esclusivamente americana, e comunque di lingua inglese, il fatto che un oscuro medico polacco a un certo punto decida di dare alle stampe un romanzo chiaramente fantascientifico risulta quantomeno un po' strano. E tuttavia il romanzo non è male, e non è neanche un fatto isolato, visto che Lem prosegue per questa strada e riesce a scrivere almeno un autentico capolavoro. Solaris, pubblicato nel 1961 e tradotto solo nove anni dopo, è in effetti un'opera di tutto rispetto, un fiore ali occhiello per scrittori di qualunque nazionalità.

E, soprattutto, Solaris è un romanzo originale. Non ci sono scopiazzature di temi, né tantomeno le sciatterie stilistiche tanto spesso presenti, ahimè, in chi tenta di imitare una tradizione che non gli appartiene. Il punto è che Lem non imita proprio nulla, ma ogni volta che scrive, tira fuori la proverbiale “farina del suo sacco”.

Le esperienze, certo non gli mancano. Lem appartiene alla sfortunata generazione che conobbe in Polonia loccupazione nazista. All'epoca faceva l'operaio e tentava in qualche modo di laurearsi in medicina. Dopo la guerra, si trasferisce a Cracovia e comincia subito a scrivere. Gli anni tra il '48 e il '50 sono dedicati a un romanzo autobiografico, pubblicato con qualche difficoltà, ma poi vincitore del premio letterario Città di Cracovia. La prima opera di impostazione fantascientifica è del 1951 ed è intitolata Astronauci: in Italia, esce dodici anni dopo con il titolo Il pianeta morto. Si tratta di un romanzo utopico, in cui viene descritta una società terrestre priva di classi sociali e dotata degli strumenti tecnologici necessari per raggiungere Venere... e per scoprirvi le tracce di una cultura evoluta, distrutta da un conflitto nucleare. Nel 1955 viene dato alle stampe Oblok Magellana, che non è mai stato tradotto in italiano; questa volta, Lem si cimenta col microcosmo di un'astronave in viaggio e con le mille complicate esigenze degli umani che sono costretti a viverci dentro.

In entrambi i casi, quelle che abbiamo davanti sono opere non rivoluzionarie, ma sicuramente ben scritte e con una linea tematica più che definita. Evidentemente, la componente scientifica della formazione di Lem gli consente di conservare senza difficoltà lo specifico tecnologico necessario alla narrativa di sf per così dire ortodossa. D'altro canto, il fulcro della narrazione tende spesso a essere non la tecnologia in se stessa, ma le inquietanti conseguenze del contatto tra l'uomo e la macchina, tra la scienza e l'uso concreto che l'umanità può farne.

Da questo punto di vista, Lem ricorda senz'altro alcuni scrittori americani degli anni Cinquanta, cioè del periodo in cui l'ottimismo tecnologico dell'età dell'oro sembra inevitabilmente intaccato da alcuni fallimenti della storia (l'atomica e altre varie amenità) e dalla consapevolezza che forse, nella scienza, non è proprio tutto oro quello che luccica. Un fatto curioso, ma forse non del tutto casuale, è la somiglianza tra L'Invincibile, pubblicato in Polonia nel 1961, e un romanzo di A.C.Clarke, Incontro con Rama (1973). Le due storie sono molto simili.

Nel romanzo di Clarke, ambientato nel 2130, un'astronave non identificata compare nel sistema solare, viene agganciata da una nave umana e risulta popolata solo di robot; gli esseri umani mandati a perlustrarla, per quanto coraggiosi e muniti di ogni strumento tecnologico immaginabile, non riescono a capire praticamente nulla dello scopo della nave aliena. E la nave, una volta accumulata Venergia necessaria per farlo, pianta in asso i terrestri, lasciandoli soli a meditare sulla loro incapacità a capire.

Nel romanzo di Lem, invece, esseri umani ugualmente coraggiosi vengono inviati in esplorazione su Regis III, un pianeta inesplorato della costellazione della Lira. Sul pianeta, oltre ai cadaveri dell'equipaggio di un'altra nave terrestre, i nostri eroi trovano una razza di cristalli microscopici e pensanti che si muovono a sciami e che sono capaci di creare un campo magnetico così forte da far perdere la memoria agli esseri umani e da bloccare l'attività di ogni sistema cibernetico avanzato. All'equipaggio dell'Invincibile, ironicamente, non resta che raccogliere feriti e smemorati e riportarseli a casa.

Il parallelismo è evidente, e non ha bisogno di commenti. La spiegazione più ovvia è che Lem, pur appartenendo a una tradizione culturale particolare e anche senza avere alle spalle il lungo retaggio della fantascienza americana, usa strumenti analoghi a quelli di Clarke per dar voce allo stesso disagio: la tecnologia non risolve i dilemmi dell'uomo, sebbene possa essere d'aiuto al progresso della società.

È evidente che ogni possibilità di plagio è esclusa, se non altro perché il romanzo di Lem, anche se pubblicato per la prima volta nel 1964, fu tradotto in inglese solo nel '73, cioè nello stesso anno in cui uscì Incontro con Rama. E con questo, apriamo il capitolo doloroso delle traduzioni. Le prime versioni inglesi delle opere di Lem hanno cominciato a comparire intorno agli anni '70. Sia Solaris sia L'Invincibile non sono stati tradotti dall'originale polacco, ma rispettivamente dal francese e dal tedesco. Nonostante questo, nel '76, dopo che altri tre romanzi erano stati tradotti in inglese, Lem ottenne senza colpo ferire l'indubbio privilegio di una recensione in prima pagina sul New York Times Book Review: era la prima volta che una cosa del genere capitava a uno scrittore di fantascienza. A questo punto sembra che l'editoria, almeno quella americana, decida che vale la pena far tradurre le opere di Lem direttamente dal polacco.

Intanto, in Polonia, Lem dà alle stampe L'indagine (1966), una bizzarra storia, più fantastica che fantascientifica, in cui Scotland Yard, coinvolta in un'indagine impossibile, finisce per scontrarsi con i paradossi di una mentalità rigidamente empirica. Nel '67 esce Il Ciberiade, una raccolta di racconti nei quali Lem dà libera espressione a una forma di umorismo assolutamente autentico, solo a tratti piuttosto pesante. Il congresso di futurologia, invece, è del 1971, e rappresenta stilisticamente una fase di fusione perfetta tra l'ispirazione sarcastica e la traduzione in parole di situazioni da incubo. Tra un'opera narrativa e l'altra, Lem si cimenta ovviamente anche nella saggistica, con risultati spesso originali, e su argomenti non sempre strettamente letterari.

Nel complesso, in riferimento al settore fantascientifico, la produzione di Lem ammonta attualmente a una ventina di opere, nove delle quali sono romanzi. In tutte, fedelmente, lo scrittore riesamina lo stesso inquietante concetto: la tecnologia viene descritta in quanto specchio inquietante del progresso, e la macchina è l'immagine riflessa dell'uomo. Per certi versi, è ancora lo stesso nucleo tematico che troviamo in tante opere della new wave americana; eppure l'evoluzione della storia segue percorsi diversi. In “The Mask”, un racconto di Lem pubblicato nel '76, ad esempio, abbiamo a che fare con una società dotata dello sviluppo tecnologico necessario a costruire androidi indistinguibili dagli esseri umani: lo stesso assunto era alla base di Il cacciatore di androidi, di Dick. Nella storia di Lem, però, gli sviluppi della trama appaiono subito diversi. L'androide protagonista ha forme femminili e non sospetta minimamente di essere una macchina. Come un essere umano, si innamora e concepisce una forma di dedizione totale nei confronti dell'essere amato. Quando poi scopre di non essere affatto umana, la protagonista finisce per trovarsi ad affrontare un dilemma irrisolvibile: dovrà comportarsi da donna e dunque continuare a voler bene all'essere amato, oppure sarà costretta a portare a termine la sua missione, e quindi dovrà ucciderlo?

Con ogni probabilità, un autore americano avrebbe dato una risposta al dilemma, l'avrebbe motivata, e avrebbe pacificamente concluso la storia. Lem, invece, risponde: la vicenda si chiude con un ambiguo abbraccio tra la donna androide innamorata e schiava della sua missione omicida, e l'essere amato, che si è ridotto in fin di vita con le sue stesse mani. Al dilemma dell'androide, dunque, non viene data nessuna risposta.

Simile, per certi versi, è la vicenda del romanzo in assoluto più famoso di Lem, che è appunto Solaris. Lo specchio dell'umanità, questa volta, non è una macchina, ma un intero oceano: una distesa d'acqua pulsante e viva che tra le altre cose possiede, per così dire, la capacità di concretizzare i sogni. Sicché gli squinternati protagonisti, chiusi nell'unica base terrestre del pianeta, finiscono per dover fare i conti con i fantasmi del loro passato. Tutt'altro che evanescenti, queste presenze spettrali costringono il rigido Sartorius, il cinico e inquietante Snout e il sempre tormentato Kelvin a prendere atto di certi eventi innegabili del loro passato e a sensi di colpa ormai dimenticati. Soprattutto, chi di loro sopravviverà sarà costretto, come molti personaggi di Lem, a rendersi conto di una realtà fondamentale: l'uomo cerca di riflettersi nello specchio del mondo esterno, ma non sempre l'immagine che ne risulta è comprensibile.

Nicoletta Vallorani

 

BIBLIOGRAFIA

Romanzi

1946 Czlowiek z Marsa

1951 Astronauci (Il pianeta morto, Baldini & Castoldi, 1963)

1955 Oblok Magellana

1959 Eden (Gli esploratori dell'astro ignoto, Baldini & Castoldi, 1963; anche come Pianeta Eden, Editori Riuniti, 1977 e Massimi Fantascienza Mondadori 1990)

        Sledztwo (Lindagine, Rusconi, 1984, e Classici di Urania 153, Mondadori 1989)

1961 Powrót s gwiazd (Ritorno all'universo, Garzanti 1976)

        Solaris (Solaris, Nord 1973, Oscar n. 1559, Mondadori 1982, Classici Urania n. 159, Mondadori 1990)

        Pamietnik Znaleziony w wannie

1964 Niezwyciezony (L'Invincibile, Nord 1974 e Oscar n. 1639, Mondadori 1983)

1968 Glos Pana

1971 Kongres futurologizny (Il congresso di futurologia. Editori Riuniti, 1981)

1977 Katar

1986 Fiasco (Il pianeta del silenzio, Altri mondi, Mondadori 1988)

 

Antologie

1955 Sezam

1957 Dzienniki Gwiazdowe

1959 Inwazja z Aldebarana

1961 Ksigga Robotów

1963 Noc ksigzycowa

1964 Bajki robotów

1965 Cyberiada Polawanie

1966 Ratujmy kosmos

1968 Opowiésci o pilocie Pirxie (I viaggi del pilota Pirx, Editori Riuniti, comprende solo 5 racconti dell'antologia originale; i 10 racconti del ciclo di Pirx sono inclusi nel volume Il congresso di futurologia e in Massimi Fantascienza, Mondadori 1990)

1969 Opowiadania

1971 Doskonala proznia. Bezsenność

1973 Vielkość urojona

 

Saggi

1962 Waiście na orbite

1970 Fantastyka i Futurologia

1974 Rozprawy i szkice

 

// Lem Stanislaw. Solaris. – Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1990. – P. 5-10.

 


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© 1990 Nicoletta Vallorani, текст